è colpa
vostra, vi odio e uccido, così la solitudine ha senso, sono sola
perché
siete morti. Aggiungo: Monk è da debellare, non lo voglio con
me! Tò! Mi è passato il mal di stomaco. Con la mia
pessima personalità
multipla entra in gioco P. Lui
in qualche modo la alimenta, la nutre. Ricordo che nei primi anni con
lui Monk era venuto fuori spesso in varie occasioni.
A Monk piace P. perché lo tiene in vita.... Letizia
e Monk
viaggiano in coppia; mi è venuto in mente guardando una coppia
di cani
lupo del nord Europa. Taglie forti. Ovviamente il maschio era
decisamente più imponente. Tranne i padroni, nessuno poteva
avvicinarsi
alla femmina, rischiava di essere aggredito dal maschio. Una bambina
era riuscita ad accarezzarla, ma quando lui se ne è accorto ha
abbaiato
(avvertimento) e poi si è piazzato tra la bimba e la cagna come
a
proteggerla e da lì non si è più schiodato! Che
bello se avessi avuto
due genitori così pronti a proteggermi … Vorrei un cane</font></i></div>
<i> </i></div>
<i> </i>
<hr size="2" width="100%"><i> </i>
<h3 style="text-align: left;"><i><a name="macchina_da_guerra"></a></i><a href="#Mike" style="font-family: garamond;">Mike</a><span style="font-family: garamond;">:
il prototipo
di "soldato perfetto", una PERICOLOSA "macchina da guerra"</span></h3>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: garamond;">Diversa
dalle
precedenti
"pesonalità", ancora dotate di una minima quota di
"umanità" ed emozioni, la PERICOLOSA
personalità "Mike" ricompare improvvisamente
in via spontanea e soggettiva, oppure appare perché INDOTTA
dall'esterno - come per i
disastrosi sviluppi del caso del signor F. - quando particolari
circostanze avvicinano le possibilità di riconoscimenti e
conseguenti denunce.</span><br style="font-family: garamond;">
<span style="font-family: garamond;">Come Mike
comunque le
“personalità addestrate” sono una
minaccia assoluta in quanto
capaci a freddo di azioni precisissime e istantanee: pericolo aggravato
dal fatto che non
è facile riconoscerle anche perché tendono a venir
considerate “positive” e proprio perché
così
silenziose e
precise. E' quindi necessario in modo particolare accorgersene e stare
in guardia e tenersi informati dei segnali
che possono
avvisare del pericolo incombente:
a parte il tono di voce, l’atteggiamento - militaresco -
alternativamente rigido o dinoccolato, magari la magrezza e ... i peli,
una parola
chiave è inconfondibile, una parola che ne indica la
principale residua emozione, una parola il cui significato letterale
è ben al disotto del significato che le dà Mike e di come
la pronuncia: FASTIDIO</span>.<i><br>
<br>
</i></div>
<i> </i>
<div style="margin-left: 40px;"><i> </i>
<div style="text-align: justify;"><font style="font-family: mistral;" size="+2">A
differenza delle altre due personalità, come Letizia e Monk,
Mike
risulta essere molto più ostile con me, prima di tutto, e poi
con il
mondo esterno.<br>
Se dovessi definirlo usando una banalissima metafora,
direi che è un fiume straripato anni, anni fa. Un mastino,
quando segue
una traccia o la fiuta (l' odorato sensibile e l' udito fino è
sicuramente suo) non la molla. E' tenace, ha un carattere forte, ma
è
PERICOLOSO. Incarna il prototipo di "soldato perfetto ", una "macchina
da guerra "fatta e finita; ma quando una personalità di questo
tipo, si
ritrova a dover sopravvivere nel mondo civile, un mondo che non
è il
suo, non è "fatto "per lui, allora ha necessità di
cercare "qualcosa da
fare che si avvicini alle cose che lui conosce bene ". Prima fra tutte:
guidare. Cercare (es. la maestra)... Ma dopo arriva la noia,
già,
perchè le persone che scova, dopo, dovrebbe
ucciderle.Mike...
Putroppo Mike è
diverso dalle altre personalità, lui non è arrabbiato,
né tanto meno spaventato. Ciò che è altro da lui
è un possibile nemico, uno a cui fare la guerra, è
completamente privo di qualsiasi voglia, ragionevolezza ed emozioni.
Gli manca il "lato umano " e la dolcezza, anzi, la tenerezza. lo manda
letteralmente in bestia! Lo fa esplodere, lo accende e inizia ad odiare
chiunque gli si avvicini, non sopporta che gli si mettano le mani
addosso o si cerchi di accarezzarlo, non sopporta il contatto diretto.
Rifugge lo stare insieme ad altre persone, magari in una stessa stanza
o in macchina, se non è lui a guidare. Mike ha bisogno di avere
il
controllo
su tutto ciò che decide di fare, appunto dal guidare, da
una iniziativa "bellica ", dal decidere come, quando e dove, uccidere
la persona designata. Un cecchino in piena regola, uno che lavora
perfettamente e con successo, quando è da solo. Ma quando
si ritrova in gruppo, la sua mente riesce ad estraniarsi continuando il
suo lavoro in solitudine, senza fantasticare, ma elaborando piani su
piani da mettere poi in atto. E' metodico,
perfezionista, un
piantagrane, deve essere in continuo movimento, sia fisicamente che
mentalmente. Tende
ad annoiarsi
in fretta, ad innervosirsi ed è in questi frangenti che diventa
pericolosamente feroce. Il bisogno di "agire "è per lui
fonte di sfogo, un bisogno quasi fisiologico. <br>
<a href="#I_CERVELLI_ED_IO...">Il
suo addestramento è cominciato alla base americana</a>, quando
avevo quasi tre anni, così come per le altre personalità.
Con Mike,
però,
ci
hanno speso più tempo, erano interessati al risultato finale,
perchè certi che sarebbe venuto fuori un gran soldato.
Sinceramente non so dire se Mike è ad oggi un buon risultato,
posso dire però, senza ombra di dubbio che la sua
personalità mi fa paura
ed è ora di "debellarlo ". Altra "caratteristica "di lui
è la continua sensazione di "fastidio "che gli è rimasta
appiccicata dentro la pelle, non è in superficie, potrei
collocarla nei polmoni, come se una volta respirata, lì si fosse
fermata.(°)</font><i><font style="font-family: mistral;" size="+2"><br>
</font> <br>
</i></div>
<i> </i></div>
<i> </i>
<div style="text-align: justify;"><i>(°)</i> <font face="Garamond">Dalla mail del <a href="#Regina_Louf" style="font-weight: bold;">traduttore
del
libro di Regina
Louf</a>
dopo un incontro con K.</font> <i><br>
</i></div>
<i> </i>
<div style="margin-left: 40px;"><i> </i>
<div style="text-align: justify;"><i><font face="Brush Script MT" size="+1">Torno
a ribadire che K. non parla mai volentieri di Mike. E temo che lo
protegga. Se accenno alla cosa, in genere glissa. Oggi, più per
farmi
contento che per altro ha detto "Mike sa fare solo quello (senza
specificare cosa). Ma poi, un poco dopo: "Chiamo Mike, il supereroe!"
... Una volta in macchina, ad un certo punto si è messa a
guidare come
un professionista della formula uno, passando velocemente anche in
stretti passaggi tra macchine. E mi sono piuttosto spaventato. Ho
reclamato ma, sul momento, era come se la macchina attorno fosse un
nemico che la
ostacolava.</font></i></div>
<i> </i></div>
<i> </i>
<div style="margin-left: 40px;"><i> </i>
<hr style="width: 100%; height: 2px; margin-right: 0px;"></div>
<i> </i>
<h3 style="text-align: justify;" align="left"><i><a name="Sonderkommando"></a></i><span style="font-family: garamond;">Sonderkommando</span></h3>
<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: garamond;"> Bambini
di sei-
sette anni
dovevano compiere azioni da"necrofori"simili a quelle dei </span><a href="http://www.olokaustos.org/saggi/recensioni/gradowski.htm" style="font-family: garamond; font-weight: bold;">Sonderkommando</a>
dei <a href="http://www.deportati.it/s/Sonderkommando.html" style="font-weight: bold; font-family: garamond;">Campi
di Sterminio</a><span style="font-family: garamond;">
e qui un altro
ri-vissuto
molto intenso
va
a confrontarsi con "La
strage del levante".</span><br style="font-family: garamond;">
<span style="font-family: garamond;">Lo
facciamo precedere
da
osservazioni immediate di un amico/testimone:</span><br style="font-family: garamond;">
<span style="font-family: garamond;">22-
agosto 2008: un partecipe commento</span><i><br>
</i>
<div style="margin-left: 40px;"><i><font size="+2"><span style="font-family: mistral;">Questa
"cronaca
vista e sentita da fuori"valorizza la
testimonianza diretta, così spiegandola: Scrivo
senza aver ancora letto quello che ha scritto K. Mi ha chiesto di
scrivere qualcosa sulla sera in cui è stata male. Parto
da qualche ora prima quando, di fronte ai
numerosissimi turisti, al parcheggio stracolmo di macchine e all’idea
di entrarci ha avuto una crisi per cui ce ne siamo andati (con mio
dispiacere non tanto per non aver potuto visitare il luogo ma
perché è
come se con quelle crisi rompesse un armonia, io inizio a non
sopportarla e riesce a scatenare una sorta di reazione tendenzialmente
violenta anche in me e che controllo con molta fatica). Le solite crisi
già viste quando “sente”
la folla: dice che in quei momenti vorrebbe
avere un mitra e sparare a tutti.</span><br style="font-family: mistral;">
<span style="font-family: mistral;">Il
mattino
era tranquilla,
sembrava serena, poi è bastata quella visione per scatenare
qualcosa
(una personalità?). Nel pomeriggio poi diceva di essersi
tranquillizzata ma io avevo comunque l’impressione che non fosse
sincera che stesse mascherando, la sentivo “strana”.
La
sera, di
nuovo a cena, la crisi si è presentata, i tavoli troppo vicini
le danno
fastidio, le porte aperte anche, vuole sedersi sempre vicino al muro,
quella sera eravamo in mezzo alla sala. Qualche minuto (le chiedevo dei
suoi e del suo periodo in via santa chiara, poi mi ha chiesto di
cambiare discorso perché aveva le lacrime, vedevo che si
sforzava di
non piangere) e poi sembrava di nuovo tranquilla. Abbiamo ordinato del
vino e credo ne abbia bevuto un po’ troppo, siamo usciti e abbiamo
iniziato a camminare per prendere un po’ d’aria e mi ha raccontato
l’ultimo ricordo. A quel punto si è messa a piangere ma sentivo
che era
sincera, tant’è che vicini all’albergo per mano mi sembrava di
avere
una bambina di sei anni e sentivo che era lei e nessun altra, una
bambina distrutta, come se la stessi portando via da quella cella.In
camera poi
nel dormiveglia faceva gesti con le mani, come se stesse contando,
e diceva cose che però non sono riuscito a capire tranne quando
mi ha
chiesto se secondo me era intelligente e poi ripetendo “io sono molte
intelligente” poi se le piacevo fisicamente. Mi sembrava di nuovo fuori
di sé: ero abbastanza preoccupato perché avevo di nuovo
l’impressione
che potesse ripartire una crisi violenta da un momento all’altro, avevo
paura di non saper gestire la situazione. Dopo un po’, rassicurata sul
fatto che le stessi vicino, si è addormentata.</span><br style="font-family: mistral;">
<span style="font-family: mistral;">Questa,
un
po’ sinteticamente, la
cronaca vista e sentita da fuori.</span></font><br>
</i></div>
<font face="Garamond"><br>
Nell'esposizione
è da notare
un particolare caratteristico dei
tentativi di conservare
un elemento di coscienza e razionalità: il "contare".</font><i><br>
</i></div>
<i> </i>
<div style="margin-left: 40px;"><i> </i>
<div style="text-align: justify;"><i> </i></div>
<i> </i>
<div style="text-align: justify;"><font style="font-family: mistral;" size="+2">Nel ristorante ad un certo
punto mi sono sentita piccola e guardandomi
intorno scorgevo i visi sorridenti degli altri commensali e sembravano
contenti, a loro agio ed io diventavo sempre più piccola ed
impacciata
e fuori posto. Pensavo: “sono tutti normali, io cosa c’entro?“.
Pensavo:
“Io sono un mostro e non valgo nulla“. Il bello è che
tutto
stava
capitando in modo del tutto sano, sì, perché non c’era
invidia nei
confronti degli ignari presenti, io stavo pensando e provando le stesse
cose di quando avevo sei anni e nello stesso modo, il mio, presente,
lucida e senza scappatoie (fantasie). Ero cosciente di stare male anche
se ad un certo punto ho chiesto a V. di cambiare discorso altrimenti
avrei inondato il ristorante a furia di lacrime … uscivano copiose,
erano inarrestabili. Abbiamo ordinato una bottiglia di vino. Usciti dal
locale ero alticcia ma presente, sentivo di essere io ma decisamente
più piccola, avevo sei anni ed ero immensamente triste come non
ricordavo. Avevo le gambe che mi dolevano, faticavo a stare in piedi e
camminare. Inizio a parlare e racconto al mio prode cavaliere della
settimana da incubo che avevo vissuto."Qualche mese dopo avere
iniziato la prima elementare, un signore ben vestito mi aspettava
all’uscita della scuola per accompagnarmi a casa. Salgo su una macchina
grande e scura e dietro c’era un signore, ben vestito, mentre il primo
si siede davanti al posto di guida. Non ricordo il viaggio, quando mi
sveglio sono dentro una piccolissima stanza, c’è una branda, un
sottile
materasso ed un lenzuolo bianco lo copre. In un angolo c’è un
buco con
un coperchio di legno e vicino un rotolo di carta igienica. Non ci sono
finestre. La porta che mi tiene all’interno è di metallo. Nel
centro
della stanza penzola una lampadina che rimane sempre accesa, tranne una
volta, un signore l’ha cambiata immediatamente. Dopo molto tempo sento
dei passi, la porta si apre ed una persona mi lascia per terra un
bicchiere di latte tiepido e un pezzo di pane. Il primo giorno era
passato così. Nessuno mi aveva detto nulla, non mi avevano
spiegato
perché ero lì, pensavo di essere in prigione
perché avevo fatto
qualcosa di sbagliato, eppure a scuola andavo bene, non litigavo con
nessuno, a casa andava bene, con gli zii anche. Il secondo giorno non
so a che ora, sono entrati tre uomini adulti tra i venticinque ed i
trenta anni e mi hanno violentata, così, senza motivo. Per tutto
il
tempo non hanno parlato, ne tra di loro ne con me. Mi hanno violentata
a più riprese, cioè, mi violentavano per tanto tempo e se
ne andavano,
poi ritornavano, facevano e se ne andavano, così per cinque
volte ad
intervalli regolari. Lo so perché lì non c’era niente da
fare e
contavo, stavo molto male ma contavo. Poi è arrivato il latte ed
il
pane, ho bevuto il latte ma il pane non riuscivo a masticarlo mi
facevano male le gambe, la pancia, le braccia e avevo delle macchie
rosse, rosse all’interno delle cosce, sul sedere, intorno al collo,
sulle braccia, sui polsi e intorno alle punte marroni che ho sul petto.
Sono stanca, vorrei chiudere gli occhi ma ho paura che entrino
all’improvviso per farmi del male, mi mancano i miei genitori e la
scuola e non posso scappare. Crollo in singhiozzi. Il terzo giorno sono
vigile, mi siedo vicino alla porta e ascolto per tanto tempo, ogni
tanto sento dei passi, qualcuno sta per aprire la porta ma poi va
via succede venticinque volte e poi il latte con il pane. Le macchie
rosse
hanno cambiato colore. Il quarto giorno due persone adulte, maschi
entrano nella cella e mi picchiano, mi danno calci e pugni e fanno
attenzione a non colpirmi la faccia e il busto. Mi picchiano tanto e
forte come se ce l’avessero con me. Il quinto giorno succede come nel
terzo. Mi sento male, ho pensieri brutti e ogni piccolo rumore mi fa
saltare, passo il tempo raggomitolata in un angolo coperta dal
lenzuolo, mi dondolo e sono spaventata, piango e mi dondolo. Piango
senza fare rumore, scendono solo le lacrime e conto le dita delle mani
e dei piedi.<br>
</font> </div>
<font style="font-family: mistral;" size="+2"><br>
</font>
<div style="text-align: justify; font-family: mistral;"><font size="+2"> Il
sesto
giorno due signori mi fanno una iniezione
sulla gamba e i pensieri brutti vanno via, mi sento tutta leggera e non
ho più male al corpo, sento anche che mi stanno accarezzando
lì dove ci
sono le macchie e infilano le dita poi mi abbracciano e mi baciano
tutto il corpo e mi leccano e poi mi tirano i capelli e mi danno gli
schiaffi sul sedere ma io non riesco a reagire ne a sentire tanto male.
Mi sento una bambola, sono una bambola. Mi dicono che sono una bambina
brava e molto intelligente e che ho superato “ la prova “ … Non ricordo
in quali condizioni mi hanno riportata a casa, ma dopo quella
esperienza io sono cambiata, tutto quello che vedevo era cattivo e
pensavo che anche agli altri bambini, i miei compagni di scuola o
quelli che incontravo in giro, era capitata la stessa cosa, ma non
riuscivo a spiegarmi come mai loro sembravano felici, mentre io avevo
sempre pensieri brutti, persone morte o ricoperte di sangue. Loro
quindi erano più intelligenti di me se riuscivano a divertirsi e
studiare nonostante quello che gli era capitato. Per
me tutto
era diverso, io ero diventata “ l’angelo della morte:
promossa a pieni voti!!!</font><i><font size="+2"><br>
</font> </i></div>
<i> </i></div>
<i> </i>
<hr style="width: 100%; height: 2px;"><font face="Garamond">E
a
far seguito alle precedenti crisi e recuperi - descritti e
consapevoli - ecco quanto EMERGE il 23 agosto 2008</font>:<i><br>
<br>
</i>
<div style="text-align: center; font-family: mistral;">
<div style="margin-left: 40px;"><i><font size="+2">“La
folla“. <br>
</font> </i></div>
<i> </i>
<div style="text-align: justify; margin-left: 40px;"><i><font size="+2">Simbolicamente
rappresenta (per me) un muro di
gomma che mi
respinge, mi rifiuta. Il rifiuto delle cosiddette “persone normali“
è
fonte di disagio e di grossa arrabbiatura, tanto da desiderare un mitra
per falciarle in una volta sola: la folla. Dopo la settimana passata in
cella ho notato che i miei compagni mi trattano diversamente come se
non mi riconoscessero ed io non riconoscessi loro. Il mio comportamento
è cambiato, sono più silenziosa e molte cose che prima mi
interessavano
mi annoiano, come ad esempio la matematica. Quando sono in
classe e la
maestra spiega le lettere io sto attenta per un po’, poi appoggio il
mento sul palmo della mano destra e inizia il buio, ho gli occhi aperti
ma sono cieca. Quando il buio sparisce, la mia maestra è
già molto
avanti con la lezione ed io mi agito perché non so come fare per
recuperare quello che ha spiegato. Sono sempre agitata, ho sempre paura
che mi portino via per sempre in un posto lontano e buio. I miei
compagni ridono ed io non capisco il perché … Non capisco
perché la mia
scuola è diventata cattiva, anche i miei compagni e la maestra e
i miei
genitori, i miei zii, la gente che vedo per strada … loro sanno ma
fanno finta di no. Quando mi guardano in faccia io tiro giù la
testa,
mi vergogno molto perché non sono più come loro e non
devono
accorgersi. Io ormai sono diventata una farfalla che diventerà
un
angelo nero. Io guardo i miei genitori e sono diversi da prima, hanno
le facce cattive e non mi vogliono bene. Mio fratello F. mi odia